Tutti gli Eventi e le Iniziative || Anno per Anno

Il presidente della Fondazione Mediterraneo Michele Capasso ha reso omaggio ai martiri dell’Azebaigian deponendo una corona di fiori. Dal diario “Nostro Mare Nostro” del presidente Capasso:

“Baku, 21 maggio 2015. Ore 10. Prendo la funicolare per raggiungere la collina.
Tutta l’area è dedicata ai tristi ricordi di un secolo di guerre e tragedie. Il primo impatto è con una moschea in stile turco, recentemente costruita: sullo sfondo le sagome delle tre “Flame Towers”, i grattacieli di cristallo a forma di fiamma che di sera si illuminano riproducendo i colori della bandiera dell’Azerbaigian. Più in là un mausoleo ricorda i caduti ottomani nell’avanzata verso Baku della prima guerra mondiale; i nomi stanno su targhette d’ottone sotto una piccola mezzaluna. L’arrivo dei turchi fu accolto con favore dai “fratelli” azeri e per questo la lapide dedicata ai caduti inglesi, accorsi invano dopo il crollo russo per fermare l’avanzata degli ottomani, è stata accompagnata da molte polemiche.
La storia più recente non è meno tragica.
Nel 1990 l’armata rossa massacrò i dimostranti nelle vie di Baku; le loro tombe sono allineate oggi lungo il Sentiero dei Martiri, fino allo slanciato mausoleo nel piazzale affacciato sul mare.
Solo due anni dopo, nel 1992, un’altra guerra contro l’Armenia per il possesso del Nagorno Karabakh: le tombe dei caduti di questo conflitto sono allineate in un sentiero pieno di rose in fiore. Nel marmo nero sono stampate le immagini dei giovani caduti: molti di loro oggi sarebbero più giovani di me e invece sono morti da 23 anni!
Nonostante dedichi la mia vita da un quarto di secolo per il dialogo e la pace, nonostante abbia visto gli orrori di Srebrenica, di Gaza e di altre città martiri, ancora una volta davanti a questi monumenti non mi prende il retorico pensiero che ogni nazione ha bisogno dei suoi martiri, ma il senso dell’inutilità di tutte le guerre e l’indispensabilità della pace.
Una splendida giornata di caldo sole lenisce l’animo ferito. Da questa collina si gode un magnifico panorama sulla città; se non fosse per l’assenza del Vesuvio, Baku potrebbe sembrare la mia Napoli, città con la quale è gemellata da 43 anni.
Tra me e me sorrido: ‘ora il “Vesuvio” c’è’, mentre faccio un selfie con il panorama pensando al nome che gli amici di vari paesi mi hanno attribuito anni fa, “VESUVIO”!.
Davanti alle tombe, un gruppo di bambini, in silenzio e con il capo abbassato, rende omaggio a padri o parenti morti in guerra.
L’insegnante inizia una preghiera nella loro lingua. Alla fine dice loro che la vera conquista è la pace.
Chiedo di poter abbracciare i bambini e con il loro sguardo pieno di speranza riprendo la via del ritorno: Baku – Napoli”.

 

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Il presidente Michele Capasso nel corso del soggiorno a Baku e in altri luoghi dell’Azerbaigian, ha incontrato esponenti del mondo politico, culturale, scientifico e sociale.
Evidente il contrasto ancora esistente tra la modernità degli edifici e lo sfarzo dei negozi in centro con parti della città dove povertà e disagi continuano ad affliggere parte della popolazione.
“La grande sfida per questo paese - ha affermato il presidente Capasso - è quella di convertire le ricchezze generate dalle riserve di petrolio e gas in politiche di sviluppo rivolte specialmente alle classi disagiate.

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Il presidente Capasso è intervenuto in un incontro all’Accademia delle Scienze di Baku dove ha sottolineato l’importanza del paese caucasico nel quadro internazionale della conoscenza e del sapere.
Capasso ha auspicato di poter ospitare nel Museo MAMT di Napoli una sintesi delle memorie dell’arte, della musica e delle tradizioni del’Azerbaigian. “l’acronimo – ha affermato – calza perfettamente anche per il vostro paese: MAMT = Museo dell’Azerbaigian – Memorie, Arte, Musica, Tradizioni”.
Tra le personalità azere richiamate durante l’incontro  lo scrittore Zecharia Sitchin, la pianista e compositrice Frangis Ali-Sade, il presidente Ilham Aliyev ed il padre Heydar, il matematico Hamlet Isakhanli, il violoncellista e direttore d’orchestra Mstislav Rostropovic’.

 

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Il Presidente Michele Capasso ha incontrato il Direttore Generale dell’ISESCO dr. Abdulaziz Othman Altwaijri, tra gli organizzatori del Forum di Baku 2015.
Altwaijri ha richiamato la venticinquennale attività della Fondazione Mediterraneo e ricordato come questa istituzione abbia aperto la via ai Forum sul dialogo interculturale specialmente con i Forum di Napoli del 1997 e del 2003.
Il presidente Capasso ha fatto dono al Dr. Altwaijri del suo libro “La Grande Méditerranée”.

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A margine del 3° Forum sul dialogo interculturale, il Presidente Michele Capasso ha incontrato l’Ambasciatore della Repubblica dell’Azerbaigian in Italia Vaqif Sadiqov al quale ha illustrato il progetto della Fondazione e della RIDERete Italiana per il Dialogo Euromediterraneo cofondata con il Ministero degli Affari Esteri - per l’Azerbaigian.
Tra le varie iniziative quella di dedicare il “Totem della Pace” ai martiri dell’Azerbaigian e la realizzazione di un’area del museo MAMT di Napoli da destinare all’Azerbaigian con sezioni specifiche dedicate alla “Memoria”, all’ “Arte”, alla “Musica” ed alle “Tradizioni” del Paese Caucasico esempio di coesistenza pacifica tra cultura e fedi.
L’iniziativa si inquadra anche nel gemellaggio tra le città di Napoli e Baku che quest’anno celebra il 43° anniversario.
Il presidente Capasso ha fatto dono all’Ambasciatore Sadiqov del volume dedicato al 25 º della FM.

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Nel corso di un incontro presso l’Ambasciata d’Italia a Baku, il Presidente Michele Capasso ha illustrato all’Ambasciatore Giampaolo Cutillo il progetto della Fondazione e della RIDE per l’Azerbaigian.
Tra le varie iniziative quella di dedicare il “Totem della Pace” ai martiri dell’Azerbaigian e la realizzazione di un’area del museo MAMT da destinare all’Azerbaigian con regioni specifiche dedicate alla “Memoria”, all’ “Arte”, alla “Musica” ed alle “Tradizioni” del Paese Caucasico esempio di coesistenza pacifica tra cultura e fedi.
“E’ un modo concreto – ha affermato l’Ambasciatore Cutillo  – di consolidare il gemellaggio tra Baku e Napoli che quest’anno celebra il 43º anniversario”.
Il presidente Capasso ha fatto dono all’Ambasciatore Cutillo del volume dedicato al 25 º della FM.

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Il Presidente Michele Capasso ha incontrato la Direttrice Generale dell’UNESCO Irina Bokova alla quale ha illustrato i lavori di rifunzionalizzazione multimediale che a breve inizieranno presso il museo MAMT, rendendolo unico nel suo genere.
La DG Bokova ha confermato il proprio apprezzamento per l’enorme passione che da 25 anni il Presidente Capasso dedica al dialogo ed ha definito il MAMT - che ospiterà i principali siti UNESCO del mondo – il “Museo delle Emozioni”.

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Il presidente Michele Capasso ha incontrato il Cardinale John Onaiyekan, Arcivescovo di Abuja (Nigeria).
Nel corso del colloquio sono state esaminate le problematiche che attanagliano le minoranze cristiane e cattoliche e la necessità di interventi politici che pongano fine alle stragi di innocenti in nome dell’intolleranza tra le religioni.

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In corso a Baku, in Azerbaigian, il terzo Forum mondiale sul Dialogo interculturale, promosso dall’Onu e dal Consiglio d’Europa, con il patrocinio del presidente azero Aliyev. Il Forum rappresenta un’opportunità per discutere i traguardi raggiunti fino ad oggi in materia di dialogo interculturale e per promuovere la comprensione reciproca tra i popoli e le nazioni. Il tema scelto per il Forum di quest’anno è “Cultura e sviluppo sostenibile nell’agenda per lo sviluppo post-2015”. Presente all’incontro, anche mons. Melchor Sanchez de Toca y Alameda, sottosegretario del Pontificio Consiglio della Cultura. Patricia Ynestroza lo ha intervistato:

R. – E’ il terzo di una serie di incontri che ha dato luogo al cosiddetto “Spirito di Baku” per favorire il dialogo tra le culture in un’area che è particolarmente delicata. Naturalmente in collaborazione con le Nazioni Unite e con diverse iniziative di dialogo internazionale. L’oggetto di questi forum internazionali è molto vicino alla sensibilità del Pontificio Consiglio della Cultura: l’idea cioè che la cultura sia un luogo di incontro, una piattaforma di dialogo, in cui è possibile incontrarsi. Se su questioni dogmatiche, a volte, è difficile un dialogo sereno, sul terreno della cultura è invece possibile un incontro. Pensiamo ai grandi linguaggi universali, che sono fenomeni culturali, in cui i popoli si possono capire: quindi la musica, lo sport, la scienza e anche la bellezza sono trasversali, sono linguaggi universali, che uniscono i popoli. Ma possono anche dividere ed essere causa di divisione: e questo lo sappiamo…

D. – Qual è la posizione della Santa Sede in questo Forum?

R. – La delegazione della Santa Sede ribadisce alcuni punti fermi: prima di tutto che le culture non possono mai essere isolate, perché un conto è la difesa dell’identità nazionale, un altro è invece isolare la cultura e cercare di prevenire ogni contatto. Questo è un aspetto importante. In secondo luogo ricordare che al centro di ogni cultura e di ogni dialogo interculturale ci sono delle domande che sono profondamente religiose, perché sono le domande che riguardano il senso dell’esistenza, il senso del mondo, l’origine e il destino dell’universo, e la domanda sulla sofferenza e sul male, che sono domande religiose. Pertanto non è possibile separare il dialogo interculturale dal dialogo interreligioso. In terzo luogo bisogna ricordare ai governi che il dialogo interreligioso, che è urgente in questi tempi di attentati alla libertà religiosa in molti luoghi del mondo, deve essere condotto dai credenti e non dai governi, i quali non si devono sostituire ai singoli credenti. Ma ricordare anche quello che Papa Francesco ha detto molte volte, che “uccidere nel nome di Dio è una bestemmia”. E questo va denunciato sempre e soprattutto dalle persone religiose. E’ necessario ricordare anche, senza ipocrisia, che la libertà di espressione ha sempre un limite, come riconoscono tutti gli ordinamenti civili: il diritto alla libertà di espressione non concede il diritto di dire qualsiasi cosa di qualsiasi persona. Pertanto anche i sentimenti religiosi delle persone vanno tutelati di fronte agli eccessi e alla bestemmia pubblica e alla ridicolizzazione in alcuni Paesi.

Nel corso di un colloquio con i rappresentanti della Santa Sede, il presidente Capasso ha condiviso le posizioni assunte definendole coincidenti con quelle della Fondazione Mediterraneo.

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“Cultura e sviluppo sostenibile” per contrastare violenze e guerre: fenomeni sempre più diffusi. Con questo obiettivo la Fondazione Mediterraneo, da oltre 25 anni impegnata per promuovere il dialogo interculturale e la pace, si è unita alla delegazione italiana - tra i componenti il Min. Pl. Enrico Granara, l’Ambasciatore a Baku Giampaolo Cutillo, il Segretario generale del MIBAC Emilio Cabasino - per dibattere con esponenti politici e religiosi di primo piano, riuniti a Baku in Azerbaigian il 18-19 maggio 2015 per la Terza edizione del Forum sul dialogo interculturale.
Tra i promotori dell’evento, nato nel 2008, l’UNESCO, l’Alleanza delle Civiltà delle Nazioni Unite, l’Organizzazione mondiale del Turismo, e il Consiglio d’Europa: con il patrocinio del Presidente dell’Azerbaijan. Una due giorni di discussioni sui traguardi raggiunti e sulle strategie da delineare per promuovere il dialogo tra i popoli e le nazioni.
Nel suo discorso d’apertura il presidente Ilham Aliyev ha sottolineato come l’Azerbaigian sia un esempio di mosaico culturale del Caucaso dove la convivenza etnica e quella religiosa sono da sempre un punto centrale di riflessione. “A questo Forum sono presenti i rappresentanti di oltre 100 paesi. E’ molto importante che così tante persone siano venute qui per condividere le loro idee. Oggi nel mondo ci sono ancora troppi posti dove si combatte. Troppa violenza. Ci sono tanti conflitti sanguinosi, sia in Europa che in alcune parti della nostra terra. Il nostro Paese è tuttavia una solida isola nella regione”, ha detto il presidente Aliyev.
Tra i punti centrali affrontati quelli della sicurezza e della lotta ad ogni forma di estremismo. Problemi sui quali si stanno facendo passi avanti come ha fatto notare la senatrice francese Nathalie Goulet. “Vedere riuniti attorno allo stesso tavolo imam, rabbini, rappresentanti dei Paesi del Golfo, persone provenienti da zone di guerra che non si parlano tra loro, è già un buon risultato”, ha dichiarato la Goulet. “Per un futuro migliore serve una migliore educazione. Dobbiamo avere valori comuni. Ma i valori devono essere messi in pratica. Dobbiamo uscire dalla teoria. So che è un percorso lungo e difficile. Al momento il mondo non è sicuro. C‘è molta più violenza rispetto a 10 anni fa”.
Inevitabile il dibattito su come combattere il gruppo fondamentalista islamico nigeriano Boko Haram che sta cercando di creare uno Stato Islamico in Africa occidentale. Senza contare la minaccia e l’avanzata degli integralisti dell’ISIL. “Nel mio paese Boko Haram rappresenta un piccolo gruppo di musulmani fanatici e terroristi. Il resto dei musulmani in Nigeria è per la pace tra i popoli. Ci sarà sempre questa divisione almeno fino a quando non risolveremo le divisioni all’interno di ogni religione. Non possiamo pretendere di trovare subito una riconciliazione ovunque. Abbiamo lo stesso problema con il cristianesimo, non siamo tutti uniti”, ha fatto notare l’Arcivescono di Abuja, il Cardinale John Onaiyekan.
Il Forum per il dialogo interculturale è un evento biennale organizzato in collaborazione con l’UNESCO. E proprio il direttore generale Irina Bokova - che di recente ha visitato la Fondazione Mediterraneo - ha spiegato quali possono essere le strategie per evitare il peggio: “La situazione al giorno d’oggi in tutto il mondo è preoccupante, ci sono sempre più conflitti. Diventiamo sempre più intolleranti. Non abbiamo prestato la giusta attenzione alla cultura. Intendo dire al nostro patrimonio culturale e alla sua diversità. Non abbiamo dato grande importanza ai programmi di istruzione. Dobbiamo focalizzarci sui contenuti dei libri di scuola. Dobbiamo studiare di più la storia. Dobbiamo conoscere la nostra cultura e quella degli altri”.
“Servono dialogo, tolleranza e competenza”. Questo il messaggio lanciato dal Forum di Baku dal presidente Michele Capasso che ha sottolineato il valore dell’Italia – con la sua rete di organismi e istituzioni che da decenni si occupano di dialogo e solidarietà: “Dobbiamo essere capaci di condividere le differenze, dobbiamo imparare a vivere insieme senza ucciderci. Questa è la nostra speranza, questo è l’impegno dell’Italia: un grande Paese, naturale passerella dell’Europa nel Mediterraneo, che ha dimostrato nel corso della storia recente le capacità necessarie per impostare strategie e politiche adeguate, valorizzando gli esempi di buona pratica che potranno consentirci di vivere uniti. Diversità e comprensione reciproca tra i popoli e le nazioni sono i pilastri per costruire un futuro di pace”.

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