2015

“Cultura e sviluppo sostenibile” per contrastare violenze e guerre: fenomeni sempre più diffusi. Con questo obiettivo la Fondazione Mediterraneo, da oltre 25 anni impegnata per promuovere il dialogo interculturale e la pace, si è unita alla delegazione italiana - tra i componenti il Min. Pl. Enrico Granara, l’Ambasciatore a Baku Giampaolo Cutillo, il Segretario generale del MIBAC Emilio Cabasino - per dibattere con esponenti politici e religiosi di primo piano, riuniti a Baku in Azerbaigian il 18-19 maggio 2015 per la Terza edizione del Forum sul dialogo interculturale.
Tra i promotori dell’evento, nato nel 2008, l’UNESCO, l’Alleanza delle Civiltà delle Nazioni Unite, l’Organizzazione mondiale del Turismo, e il Consiglio d’Europa: con il patrocinio del Presidente dell’Azerbaijan. Una due giorni di discussioni sui traguardi raggiunti e sulle strategie da delineare per promuovere il dialogo tra i popoli e le nazioni.
Nel suo discorso d’apertura il presidente Ilham Aliyev ha sottolineato come l’Azerbaigian sia un esempio di mosaico culturale del Caucaso dove la convivenza etnica e quella religiosa sono da sempre un punto centrale di riflessione. “A questo Forum sono presenti i rappresentanti di oltre 100 paesi. E’ molto importante che così tante persone siano venute qui per condividere le loro idee. Oggi nel mondo ci sono ancora troppi posti dove si combatte. Troppa violenza. Ci sono tanti conflitti sanguinosi, sia in Europa che in alcune parti della nostra terra. Il nostro Paese è tuttavia una solida isola nella regione”, ha detto il presidente Aliyev.
Tra i punti centrali affrontati quelli della sicurezza e della lotta ad ogni forma di estremismo. Problemi sui quali si stanno facendo passi avanti come ha fatto notare la senatrice francese Nathalie Goulet. “Vedere riuniti attorno allo stesso tavolo imam, rabbini, rappresentanti dei Paesi del Golfo, persone provenienti da zone di guerra che non si parlano tra loro, è già un buon risultato”, ha dichiarato la Goulet. “Per un futuro migliore serve una migliore educazione. Dobbiamo avere valori comuni. Ma i valori devono essere messi in pratica. Dobbiamo uscire dalla teoria. So che è un percorso lungo e difficile. Al momento il mondo non è sicuro. C‘è molta più violenza rispetto a 10 anni fa”.
Inevitabile il dibattito su come combattere il gruppo fondamentalista islamico nigeriano Boko Haram che sta cercando di creare uno Stato Islamico in Africa occidentale. Senza contare la minaccia e l’avanzata degli integralisti dell’ISIL. “Nel mio paese Boko Haram rappresenta un piccolo gruppo di musulmani fanatici e terroristi. Il resto dei musulmani in Nigeria è per la pace tra i popoli. Ci sarà sempre questa divisione almeno fino a quando non risolveremo le divisioni all’interno di ogni religione. Non possiamo pretendere di trovare subito una riconciliazione ovunque. Abbiamo lo stesso problema con il cristianesimo, non siamo tutti uniti”, ha fatto notare l’Arcivescono di Abuja, il Cardinale John Onaiyekan.
Il Forum per il dialogo interculturale è un evento biennale organizzato in collaborazione con l’UNESCO. E proprio il direttore generale Irina Bokova - che di recente ha visitato la Fondazione Mediterraneo - ha spiegato quali possono essere le strategie per evitare il peggio: “La situazione al giorno d’oggi in tutto il mondo è preoccupante, ci sono sempre più conflitti. Diventiamo sempre più intolleranti. Non abbiamo prestato la giusta attenzione alla cultura. Intendo dire al nostro patrimonio culturale e alla sua diversità. Non abbiamo dato grande importanza ai programmi di istruzione. Dobbiamo focalizzarci sui contenuti dei libri di scuola. Dobbiamo studiare di più la storia. Dobbiamo conoscere la nostra cultura e quella degli altri”.
“Servono dialogo, tolleranza e competenza”. Questo il messaggio lanciato dal Forum di Baku dal presidente Michele Capasso che ha sottolineato il valore dell’Italia – con la sua rete di organismi e istituzioni che da decenni si occupano di dialogo e solidarietà: “Dobbiamo essere capaci di condividere le differenze, dobbiamo imparare a vivere insieme senza ucciderci. Questa è la nostra speranza, questo è l’impegno dell’Italia: un grande Paese, naturale passerella dell’Europa nel Mediterraneo, che ha dimostrato nel corso della storia recente le capacità necessarie per impostare strategie e politiche adeguate, valorizzando gli esempi di buona pratica che potranno consentirci di vivere uniti. Diversità e comprensione reciproca tra i popoli e le nazioni sono i pilastri per costruire un futuro di pace”.

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