Elenco Generale||degli eventi

L’associazione AIDDA Campania firma il manifesto “Kimiyya” degli Stati Uniti del Mondo per i diritti delle donne. Guidate dalla presidente Carla Librera alcune associate hanno aderito a “Kimiyya” rafforzando con il loro ruolo la sezione autonoma degli Stati Uniti del Mondo dedicata alle donne.
AIDDA Campania è la delegazione regionale della prima associazione italiana nata con lo specifico obiettivo di valorizzare e sostenere l’imprenditoria al femminile, il ruolo delle donne manager e delle professioniste.
Fondata nel 1961 a Torino acquisisce la personalità giuridica e la qualifica di Ente del Terzo Settore nel 2023:  è il più autorevole punto di riferimento per le donne che assumono ruoli di responsabilità nella struttura economica italiana ed è una organizzazione che interagisce e stimola attivamente con il  tessuto socioeconomico e culturale della società civile.
AIDDA, con le sue 800 iscritte, dà un prezioso supporto e contributo in termini di idee e di esperienza del mondo imprenditoriale e professionale femminile, rappresentato dalle piccole, medie e grandi imprese femminili italiane con una trasversalità̀ in ogni settore merceologico, una forte rappresentanza di aziende familiari, storiche, artigianali specchio di una Italia fatta di tradizione, creatività̀, eccellenza, qualità̀; un inestimabile patrimonio economico, storico e sociale.
AIDDA è articolata in 13 Delegazioni regionali e le sue socie rappresentano un fatturato di 12,5 miliardi e 35.000 dipendenti.

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La presidente del Consiglio Comunale di Napoli Enza Amato - in occasione della visita agli Stati Uniti del Mondo ed al Museo della Pace - ha sottoscritto il Manifesto Kimiyya per i diritti delle donne.

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L’onorevole Bruna Fiola, consigliere regionale della Campania, in occasione della visita al Museo della Pace ha sottoscritto il Manifesto Kimiyya per i diritti delle donne.

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La senatrice Valeria Valente, in occasione della visita al Museo della Pace, ha sottoscritto il Manifesto Kimiyya per i diritti delle donne.

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I senatori della Repubblica italiana Cecilia D’Elia e Antonio Misiani - in visita alla sede degli Stati Uniti del Mondo – hanno sottoscritto il manifesto “Kimiyya” per i diritti delle donne che gli Stati Uniti del Mondo con la Fondazione Mediterraneo dal 2017 promuovono in tutto il mondo.
I senatori D’Elia e Misiani, già viceministro dell’economia, ha sottolineato l’importanza dell’azione degli Stati Uniti del Mondo per la Terra e per la Pace.

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Gli “STATI UNITI DEL MONDO” con le sezioni autonome “FONDAZIONE MEDITERRANEO” e “KIMIYYA” celebrano in vari Paesi, come ogni anno il 25 novembre, la “Giornata Internazionale per l’Eliminazione della Violenza sulle Donne” ufficializzata dalle Nazioni Unite nel 1999.
“La data del 25 novembre – sottolinea il Segretario Generale Michele Capasso – fu scelta per commemorare la vita, l’attivismo e soprattutto il coraggio di 3 sorelle: Patria, Maria Teresa e Minerva Mirabal, anche soprannominate ‘mariposas’, ovvero farfalle, che hanno combattuto per la libertà del loro paese: la Repubblica Dominicana, che durante gli anni ‘40 e ’50 era stretta nella morsa della dittatura del generale Rafael Trujilo. Le sorelle Mirabal decisero di impegnarsi nell’attivismo politico denunciando gli orrori e i crimini dalla dittatura. Ma il 25 novembre 1960 le tre sorelle ‘mariposas’ vennero torturate e uccise dai sicari di Trujillo. L’indignazione per la loro morte sollevò un moto di orrore sia in patria che all’estero, ponendo l’attenzione internazionale sul regime dominicano e sulla cultura ‘machista’ che non tollerava di riconoscere alle donne l’occupazione di uno spazio pubblico e politico. È nel ricordo di Patria, Maria Teresa e Minerva che ogni 25 novembre si inaugura un periodo di 16 giorni dedicato all’attivismo contro la violenza di genere, che si conclude il 10 dicembre con la Giornata Internazionale dei diritti Umani”.
In quest’anno, funestato dalle guerre e dagli eventi estremi, gli “STATI UNITI DEL MONDO” chiedono a tutti di “fare cordata” per assicurare il rispetto della dignità umana delle donne e, soprattutto, per evitare i femminicidi che infestano tutte le società.

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Mario Morra, patron dello storico “Bagno Elena”, accompagnato da Alessia e Claudio Ciccone, ha visitato il Museo della Pace MAMT e la sede degli Stati Uniti del Mondo.
Accompagnati dal Presidente Michele Capasso gli ospiti hanno visitato i principali percorsi emozionali, in particolare quello dedicato a Pino Daniele.
In questa occasione Alessia Ciccone, artista e musicista, ha sottoscritto il Manifesto “Kimiyya” in difesa dei diritti delle donne.

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Silvia Levenson – artista del vetro di fama internazionale – ha visitato il Museo in vista della realizzazione di una sezione dedicata all’arte del vetro, alla quale ha promesso di partecipare con una sua opera significativa.
In questa occasione ha firmato il “Manifesto Kimiyya” per la difesa delle donne.
Nell’intervista del presidente Capasso ha affermato:
“Sono nata a Buenos Aires nel 1957. Ho fatto parte di una generazione che ha lottato per cambiare una società che ci sembrava terribilmente ingiusta. Nel 1976, quando i militari presero il potere, io avevo diciannove anni e nell’agosto di quell’anno nacque mia figlia Natalia. Lei ha la stessa età di quei giovani ai quali i militari hanno rubato l’identità biologica. Con una crudeltà inaudita, le prigioniere incinte venivano assassinate soltanto dopo aver partorito, mentre i neonati erano dati illegalmente in adozione. Ciò che è successo fra il 1976 e il 1983 ha cambiato la mia vita e influenzato il mio lavoro artistico. Una parte importante del mio lavoro consiste nel rivelare o rendere visibile ciò che normalmente è nascosto o non si può vedere, e uso il vetro per rappresentare questa metafora. Da sempre usiamo il vetro per conservare alimenti e bevande, io uso il vetro per preservare la memoria di persone e oggetti per le generazioni future.”

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L’onorevole Gianfranco Rotondi - membro della Commissione Cultura della Camera dei Deputati - ha firmato il “Manifesto Kimiyya” in difesa dei diritti delle Donne nel mondo e, in questo momento, per le donne ucraine vittime di una guerra ingiusta e fratricida.

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La Fondazione Mediterraneo – con la Federazione Anna Lindh Italia, il programma Kimiyya ed il Museo della Pace – MAMT – ha celebrato a Napoli ed in altre città euromediterranee la Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne: una ricorrenza istituita dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite, tramite la risoluzione numero 54/134 del 17 dicembre 1999.
“L'Assemblea generale delle Nazioni Unite - ha ricordato il presidente Capasso alle numerose donne presenti al Museo della Pace - ha designato il 25 novembre come data della ricorrenza e ha invitato i governi, le organizzazioni internazionali e le ONG a organizzare in quel giorno attività volte a sensibilizzare l'opinione pubblica sul problema della violenza contro le donne.
La data della Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne segna anche l'inizio dei "16 giorni di attivismo contro la violenza di genere" che precedono la Giornata mondiale dei diritti umani il 10 dicembre di ogni anno, promossi nel 1991 dal Center for Women's Global Leadership (CWGL) e sostenuti dalle Nazioni Unite, per sottolineare che la violenza contro le donne è una violazione dei diritti umani. Questo periodo - ha affermato il presidente Capasso - comprende una serie di altre date significative, tra cui il 29 novembre, il Women Human Rights Defenders Day (WHRD), il 1º dicembre, la Giornata mondiale contro l'AIDS e il 6 dicembre, anniversario del massacro del Politecnico di Montreal, quando 14 studentesse di ingegneria furono uccise da un venticinquenne che affermò di voler combattere il femminismo".
In molti paesi, come l'Italia, il colore esibito in questa giornata è il rosso e uno degli oggetti simbolo è rappresentato da scarpe rosse da donna, allineate nelle piazze o in luoghi pubblici, a rappresentare le vittime di violenza e femminicidio. L'idea è nata da un'installazione dell'artista messicana Elina ChauvetZapatos Rojos, realizzata nel 2009 in una piazza di Ciudad Juarez, e ispirata all'omicidio della sorella per mano del marito e alle centinaia di donne rapite, stuprate e assassinate in questa città di frontiera nel nord del Messico, nodo del mercato della droga e degli esseri umani. L'installazione è stata replicata successivamente in moltissimi paesi del mondo, fra cui Argentina, Stati Uniti, Norvegia, Ecuador, Canada, Spagna e Italia. La campagna in Italia viene in particolar modo portata avanti dal Centro antiviolenza e dalle Associazioni di donne impegnate nell'ambito della Violenza contro le donne.
Ed è astato proprio il rosso ad accogliere i numerosi visitatori  -nel rispetto delle regole anti Covid 19 – giunti al Museo. Grande commozione nella Sala Marrakech dove sulle pareti vi sono le impronte in bianco di donne violate le cui storie sono visibili sugli schermi videowall del Museo.

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