2022

Marcello Piazza era un fraterno, caro amico. Lo abbiamo ricordato oggi nella sede del Museo della Pace - MAMT ad un mese dalla scomparsa, il 6 settembre scorso.
Le lunghe frequentazioni sui temi più disparati – dall’arte alla politica, dalla salute all’attualità – iniziarono agli inizi degli anni ’90 quando il destino volle che il suo studio e la mia abitazione napoletana si trovassero nello stesso edificio, una sopra l’altro.
Tanti i ricordi, come quello del maggio 2004 quando gli attribuimmo con la nostra Fondazione il “Premio Mediterraneo per la scienza”; le tante cene con la cara moglie; il suo enorme dispiacere per l’impossibilità ad aiutare mia moglie Rita a lui molto cara; ed i racconti…
Amava raccontarsi e raccontare, Marcello.
Sorrideva quando gli ricordavo il colloquio tra mio padre Raffaele e Carlo D’Amato, all’epoca sindaco di Napoli. Era il 1985 e prima di essere ricevuto appunto dal sindaco D’Amato, Marcello si fermò a parlare con i presenti e con i giornalisti. I casi di Epatite B quell’anno erano cresciuti a dismisura con tanto di processo alle cozze e alle alici che, si era scoperto, contenevano un vermetto micidiale: l’anisakis. I giornali ne erano pieni e gli allarmisti non si facevano pregare. «Tutte stupidaggini - esordì Marcello, e il suo parlare semplice e concreto colpì molto tutti - le ragioni del proliferare della malattia sono altre. Lo sporco, il sudiciume? Ma lo sapete che la natura ha creato il grasso della pelle e dei capelli per proteggerci?  E’ scientificamente appurato che l’uso di alcuni saponi altera il ph della pelle che quindi è più indifesa contro gli attacchi patogeni. Insomma se vi lavate e vi gettate in un mare inquinato è più facile che vi becchiate i funghi della pelle...».

Era un rivoluzionario nel modo di pensare Marcello, definito da tutti «padre dell’infettivologia», ma è stato qualcosa di più. È stato il ricercatore che con caparbietà e studio ha scoperto i motivi del diffondersi dell’Epatite B, malattia che praticamente negli anni Settanta era comune al 90 per cento di napoletani ma che per fortuna non «esplodeva» in tutti. Ne ha salvate di vite Marcello, forse non è esagerato dire migliaia.
La sua impresa più importante è il cosiddetto «Schema Piazza» che non si stancava mai di illustrarmi nei dettagli: consisteva nella necessità di vaccinare tutti i nuovi nati contro l’epatite. La sua tesi convinse il governo che nel 1991 promulga una legge sull’obbligo della vaccinazione contro l’epatite. Da allora la malattia è stata quasi del tutto abbattuta.
«Una vita, un grande amore» è il titolo del libro del 2020 in cui Marcello si è raccontato in mille episodi, dal «salvataggio» del calciatore Alemao, ai colleghi che non volevano vaccinarsi. Fino all’atto di accusa alle case farmaceutiche colpevoli di boicottare la terapia da lui messa a punto contro l’epatite C «per interessi commerciali».
La stessa cosa si sta ripetendo oggi con i vaccini anti Covid-19.
Conservo preziosamente il libro con la sua dedica. Grazie Marcello.
Questo il ricordo del Presidente Capasso.