2020

Nel rispetto delle regole Covid-19, giovani e  migranti – a piccoli gruppi ed a turno – si sono riuniti nei 5 piani del Museo della Pace per celebrare la 106a Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato, voluta dalla Chiesa dal 1914. È sempre stata un’occasione per dimostrare la preoccupazione per le diverse categorie di persone vulnerabili in movimento, per pregare per le sfide e aumentare la consapevolezza sulle opportunità offerte dalla migrazione.
Papa Francesco ha scelto quest’anno il tema “Come Gesù Cristo, costretti a fuggire”, e si è concentrato sulla pastorale degli sfollati interni (IDP).
Il presidente Michele Capasso ha ricordato l’impegno trentennale della Fondazione Mediterraneo e suo personale in favore dei migranti, sintetizzato nel percorso emozionale del Museo dal titolo “Voci dei Migranti”.
“Il numero degli sfollati interni - è stato sottolineato - è aumentato a tal punto non solo da poter essere quello di una intera popolazione, ma anche così tanto da raggiungere il livello più alto di sempre. Gli sfollati interni sono 50 milioni, ma il loro destino, agli occhi del mondo, è ancor più nascosto di quello di qualsiasi altro rifugiato, e questo perché restano dentro i confini nazionali, seppur vittime di conflitti, violenze, disastri ambientali e, oggi, anche della pandemia di Covid-19. I Paesi in cui si contano i più alti numeri di sfollati sono gli stessi che negli ultimi anni sono i più conosciuti per le loro infinite guerre: Yemen, Siria, Libia e Iraq”.
In risposta alla sua esperienza a Lampedusa e Lesbo, Papa Francesco ha costituito  la Sezione Migranti e Rifugiati: un piccolo e dinamico reparto vaticano diretto personalmente da Lui, credendo necessari sforzi ed attenzioni particolari per garantire che chi è costretto a fuggire non sia chiuso fuori o lasciato indietro.
“Da questa situazione potremo uscire solo insieme, come umanità intera”, sottolinea sempre in ogni occasione il Papa.
La pandemia del COVID-19 ha reso senza alcun dubbio la situazione dei migranti, dei rifugiati, degli sfollati e delle vittime della tratta di esseri umani ancora più difficile. Già vulnerabili prima del diffondersi del virus, si trovano ora a patire nuove sofferenze e ulteriori ingiustizie, che pregiudicano i loro diritti, la loro sicurezza e la loro salute.